Annunciato giusto ieri e promesso come una rivoluzione Made in USA, il nuovo Trump T1 si è rivelato un classico esempio di marketing patriottico spinto all’estremo. Presentato dalla famiglia Trump come un dispositivo progettato e costruito negli Stati Uniti, è in realtà un modello cinese già in commercio, riproposto con un’altra scocca e un prezzo più alto. Già dopo le prime dichiarazioni entusiastiche l’azienda aveva già ritrattato le affermazioni parlando di un futuro prossimo in cui lo smartphone sarebbe stato fatto negli USA.
L’operazione, tra branding dorato e promesse roboanti, punta tutto sull’identità “nazionale” del prodotto. Ma dietro l’etichetta, c’è un dispositivo che non ha nulla di nuovo. E nemmeno di americano. E noi avevamo già espresso i nostri dubbi.
Trump T1: lo smartphone “americano” che arriva dalla Cina
Il Trump T1 viene proposto a 499 dollari, con una caparra iniziale di 100 dollari, e viene presentato come l’alternativa “patriottica” all’iPhone. Ma in realtà si tratta di una variante del REVVL 7 Pro 5G, uno smartphone cinese realizzato da Wingtech per conto di T-Mobile, che online si trova a meno di 180 dollari.
Le specifiche tecniche sono praticamente identiche:
Schermo AMOLED da 6,8 pollici
256 GB di memoria espandibile
Fotocamera principale da 50 megapixel, con sensori macro e profondità da 2 megapixel
Batteria da 5.000 mAh
La differenza? Solo l’estetica e un quantitativo di RAM differente. Il T1 cambia cover, aggiunge una finitura dorata e un logo Trump. Per il resto, è praticamente lo stesso dispositivo, venduto però a un prezzo triplicato. Se vi sembra impossibile, sappiate che questa è una procedura standard, ovvero di andare dai produttori di smartphone e scegliere un pacchetto “pronto” dove si possono però personalizzare alcuni dettagli.
Quello che fa discutere è la narrativa che accompagna il prodotto: a differenza di Apple o Google, che non costruiscono negli USA ma non lo nascondono, Trump Mobile ha suggerito l’idea di una produzione americana inesistente. Il risultato è uno smartphone dal profilo tecnico decente, ma che non introduce nulla di originale, se non una strategia di comunicazione costruita attorno al nome di famiglia.
A voi non ricorda la storia di Stonex One? Una comunicazione troppo leggera sulla provenienza dello smartphone che poi rischia di ritorcersi contro all’azienda stessa.
Cosa c’è davvero dietro Trump Mobile e il piano The 47 Plan
Il T1 è solo il primo tassello del progetto Trump Mobile, un nuovo operatore virtuale che si appoggia alla rete T-Mobile. L’offerta si limita a un unico piano mensile, chiamato The 47 Plan, dal costo di 47,45 dollari al mese. Un chiaro riferimento alla possibile corsa di Trump alla Casa Bianca come 47° presidente degli Stati Uniti.
Ma al di là del nome d’effetto, l’offerta non ha nulla di rivoluzionario. Nessun servizio esclusivo, nessun vantaggio tecnico. L’intera iniziativa si regge sul peso del brand Trump, come già accaduto con le criptovalute e le carte NFT lanciate negli ultimi mesi.
Trump Mobile non possiede infrastrutture, non sviluppa tecnologia e non propone alcuna reale innovazione. È un’operazione commerciale, costruita per sfruttare l’identità politica e raccogliere consensi (e fondi) tra i sostenitori più fedeli.
Anche perché di fatto è impossibile, soprattutto nel breve termine, che si possa avviare la produzione dei componenti elettronici direttamente sul suolo statunitense. Se non ci può riuscire Apple come può farlo un brand appena nato?
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