OpenAI ha appena fatto una mossa che potrebbe condizionare per sempre il suo futuro. L’azienda guidata da Sam Altman ha acquisito io, la misteriosa startup fondata insieme a Jony Ive, il celebre designer che ha dato forma a iPhone, iMac e Apple Watch. Un’operazione da 6,5 miliardi di dollari che non riguarda solo l’estetica, ma un’intera visione di futuro.
In una finta intervista, Ive e Altman parlano di come vogliano reinventare l’hardware AI, creando dispositivi che ci liberino dagli schermi e rendano l’intelligenza artificiale più naturale e invisibile nella vita di tutti i giorni.
Detta in termini più complottistici: vogliono spiarci!
Jony Ive è uno di quei nomi che non hanno bisogno di troppe presentazioni. Per oltre vent’anni è stato il braccio creativo di Apple, responsabile del design di tanti prodotti iconici, dall’iPhone ai MacBook. Il suo stile ha definito un’epoca e ha influenzato l’intero settore della tecnologia di consumo.
Dopo aver lasciato Apple nel 2019, Ive ha fondato lo studio LoveFrom, collaborando con brand come Airbnb e Ferrari. Ma parallelamente, insieme a Sam Altman di OpenAI, ha dato vita a una startup “ultra-segreta” chiamata io. Il progetto è rimasto nell’ombra per due anni, ma ora sappiamo qualcosa in più: l’obiettivo era creare nuovi dispositivi AI in grado di superare l’approccio attuale basato su schermi e interfacce.
Il team di io è composto da circa 55 persone, tra cui diversi ex-designer Apple come Scott Cannon, Evans Hankey e Tang Tan. Parliamo di figure che hanno contribuito in prima persona allo sviluppo di alcuni dei prodotti più riconoscibili degli ultimi vent’anni. Questo gruppo entrerà ora a far parte di OpenAI, portando con sé una rara combinazione di esperienza hardware, estetica e innovazione.
Con l’arrivo di Jony Ive e del team di “io”, OpenAI entra ufficialmente nel mondo dell’hardware AI, come testimoniato chiaramente dal video qui sotto, dove i due imprenditori svelano (o lasciano intendere) alcuni dettagli importanti.
Una famiglia di prodotti AI
Ive e Altman non stanno creando né smartphone né occhiali smart: questi sono prodotti “vecchi”, almeno come concezione.
Il primo dispositivo di OpenAI sarà senza schermo, tascabile e progettato per essere consapevole del contesto in cui si trova. L’idea è creare un oggetto capace di integrarsi nella vita quotidiana, senza invadere l’attenzione come fanno oggi gli smartphone.
Perché tutto ciò? Perché per essere davvero utile, ChatGPT deve essere cosciente di ciò che ci avviene in ogni momento della nostra giornata. Sam Altman fa un esempio semplice (3:50): se a un certo punto lui volesse chiedere a ChatGPT qualcosa su una conversazione che ho appena avuto, dovrebbe prendere il suo portatile / telefono, raccontare tutto per filo e per segno, e poi aspettare una risposta.
Un dispositivo indossabile?
Attenzione però, in base ad altre dichiarazioni dello stesso Altman, non si tratta di un dispositivo indossabile.
Altman lo ha descritto come “il terzo dispositivo principale” da tenere sulla scrivania, accanto a un MacBook e a un iPhone. Non sarà qualcosa da indossare (Ive ha criticato apertamente soluzioni come l’AI Pin di Humane) né un semplice speaker o assistente vocale.
Il progetto punta molto più in alto: una nuova categoria di prodotto, destinata a cambiare il modo in cui interagiamo con l’AI.
E il prezzo?
E quanto costerà? Presumibilmente poco. Da 6:47 il video ha proprio una sezione intitolata “per tutti”, in cui i due imprenditori chiariscono che tutto ciò dovrà essere democratizzato.
Ma non dimentichiamoci da dove siamo partiti: da una “famiglia di prodotti”, lasciando intendere che saranno più di uno. E quindi state pur certi che ci sarà spazio per quelli economici, ma anche per quelli più costosi, com’è logico che sia.
Quando uscirà?
Il dispositivo (o i dispositivi) dovrebbe arrivare entro la fine del 2026, ma l’obiettivo è ancora più ambizioso: spedire 100 milioni di unità più velocemente di qualsiasi altro prodotto nuovo nella storia.
Questo implica una forte integrazione tra hardware e software, e un’interfaccia radicalmente diversa da quelle attuali (sempre se di “interfaccia” si tratterà), pensata per essere il più possibile invisibile, ma sempre presente.
Come tutte le idee avveniristiche c’è senz’altro il suo fascino, ampliato dall’eco di qualche film di fantascienza che si affaccia alla memoria.
L’IA è senz’altro una tecnologia dirompente e proprio per questo è necessario stare attenti a non farla diventare “distruttiva”. Ma questo è un discorso molto ampio, che affronteremo un’altra volta.
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