Negli ultimi giorni, Streaming Community – il sito pirata più famoso d’Italia – è improvvisamente scomparso dal web. Con una grafica simile a quella di Netflix e centinaia di migliaia di utenti attivi, offriva film e serie TV gratuitamente, ma illegalmente. Il blocco del sito ha lasciato orfani molti spettatori abituali, che si sono riversati sui social in cerca di risposte.
Dietro questa sparizione non c’è un disservizio tecnico. È in corso una delle più grandi operazioni antipirateria mai viste nel nostro Paese, con l’obiettivo di colpire non solo chi gestisce la piattaforma, ma anche chi cerca di accedervi, anche se al momento non è chiaro se e come gli utenti potrebbero mai subirne le conseguenze.
Il caso Streaming Community: cosa sta succedendo
Come segnalato da DDay, per anni, Streaming Community è stata una delle piattaforme pirata più frequentate d’Italia. Offriva film e serie TV gratis, con un’interfaccia pulita e familiare, ispirata chiaramente a quella di Netflix. A supporto c’è anche un canale Telegram con quasi mezzo milione di iscritti, sempre aggiornato con le ultime novità.
Ora il sito è irraggiungibile. E non si tratta di un blackout momentaneo. Le autorità italiane hanno avviato una maxi operazione antipirateria, mirata a oscurare il sito e raccogliere informazioni su chi continua a cercare di utilizzarlo.
I gestori stanno tentando di resistere, cambiando dominio ogni pochi giorni. Ma ogni nuova versione viene bloccata quasi subito. Questo dimostra quanto l’azione di contrasto sia continua e ben organizzata, con blocchi DNS applicati nel giro di 24-48 ore.
Gli stessi amministratori hanno accusato pubblicamente Piracy Shield, il sistema pensato per contrastare lo streaming illecito in Italia. Ma Piracy Shield al momento non è ancora operativo in questo ambito. Quello che sta succedendo rientra in una classica operazione giudiziaria, ma condotta con strumenti più aggressivi del passato.
A rendere questa operazione diversa dalle precedenti è l’uso di una tecnica chiamata honeypot. In pratica, chi prova a visitare uno dei vecchi domini di Streaming Community viene reindirizzato su un sito-trappola gestito dalla Guardia di Finanza. Qui, l’indirizzo IP dell’utente viene registrato, e può essere in teoria utilizzato per identificarlo.
Secondo quanto riportato, ci sono già almeno tre procedimenti aperti basati su questo sistema. Si tratta di una novità assoluta nel panorama italiano, resa possibile da un protocollo firmato da Agcom e dalla Guardia di Finanza, pensato per automatizzare il processo di sanzione contro la pirateria online. Non ci sono molte informazioni su questi tre procedimenti aperti, che non dovrebbero però riguardare il caso Streaming Community.
Cosa rischiano davvero gli utenti
Molti pensano ancora che “tanto non succede niente”. Ma ora le multe stanno arrivando davvero. Nelle ultime settimane, oltre 2.000 persone avrebbero ricevuto notifiche di violazione.
Ecco cosa può succedere:
Multa di partenza: 154 euro, pari a quasi due anni di Netflix (senza pubblicità);
Sanzioni più alte per i recidivi, con importi che crescono rapidamente;
Possibile segnalazione nei registri delle autorità per chi viene identificato più volte.
Anche se in Italia la pirateria non è un reato penale, resta un illecito amministrativo. Ma con questo nuovo approccio, non serve più un processo per colpire gli utenti: basta il loro indirizzo IP. Per quanto questa procedura potrebbe spaventare è bene però ricordarsi che difficilmente il semplice accesso ad una pagina web potrebbe mai portare a delle conseguenze, visto che sarebbe estremamente difficile dimostrare l’intento dell’utente, che magari ha solo permuto su un URL inviato in chat da un amico.
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