YouTube come Netflix: anche Google mette i bastoni tra le ruote alla condivisione dell’account

Con il passare del tempo sempre più servizi di streaming stanno osteggiando una pratica sulla quale molti hanno basato la propria ascesa: la condivisione dell’account. Del resto, quando sei in crescita, dare la possibilità a più utenti di fruire dei tuoi contenuti con un unico account serve ad attrarre il pubblico. Quando poi però i tempi sono più maturi e diventa difficile trovare nuovi iscritti, ecco che improvvisamente tutti iniziano a battere cassa anche con chi è già abbonato, ma non con un account singolo.

L’ultimo arrivato, per ora, è YouTube Premium, che sta cambiando le carte in tavola per chi condivide l’abbonamento Famiglia (quello da ben 26 euro al mese!). La piattaforma ha deciso di introdurre controlli più stringenti, che renderanno più difficile sfruttare il piano al di fuori del nucleo domestico.

Con l’abbonamento YouTube Premium Famiglia fino a sei persone (di età minima 13 anni) possono condividere i vantaggi del servizio con un unico pagamento mensile. Tra i benefici troviamo l’assenza di pubblicità nei video, la possibilità di riprodurre i contenuti in background su smartphone e il download offline di musica e video.

Per attivare il piano, un utente crea un gruppo Famiglia Google e invita gli altri 5 membri. Tutti devono avere un account Google attivo e rientrare nei requisiti stabiliti, tra cui il limite d’età e, punto chiave in questa vicenda, la residenza nello stesso domicilio del gestore del piano.

Google sta rendendo più severi i controlli proprio sul rispetto della residenza comune. Gli iscritti al piano Famiglia dovranno trovarsi nello stesso domicilio del gestore, altrimenti rischiano la sospensione dal servizio.

Finora questo requisito era noto ma applicato in modo discontinuo. In pratica molti gruppi di amici, pur non vivendo insieme, riuscivano a condividere i costi senza problemi. Con la nuova politica YouTube effettuerà verifiche regolari della posizione, chiedendo conferma dell’indirizzo e controllando che tutti i membri rientrino nello stesso nucleo familiare.

Oltre al vincolo di residenza, restano i limiti tecnici già previsti: massimo sei membri totali, streaming contemporaneo fino a quattro dispositivi, e necessità di gestire tutto tramite il gruppo Famiglia di Google.

E sia chiaro che, in caso di problemi, non basta uscire e rientrare dal gruppo famiglia per “resettare” il tutto. Se un utente viene escluso perché non rispetta i requisiti di residenza nello stesso domicilio, Google continuerà a controllare l’indirizzo e quindi bloccherà nuovamente l’accesso.

La buona notizia è che finora il giro di vite sembra piuttosto limitato, tanto che, anche negli USA, sono in pochi ad aver già ricevuto comunicazioni in merito. La storia ci insegna però che quando un servizio di streaming inizia a percorrere questa strada difficilmente fa marcia indietro, e quella che inizialmente sembrava solo una restrizione locale diventa, nel giro di poco, globale. E nel caso vi steste chiedendo che forma dovrebbe avere l’email di avviso, qui sotto c’è un esempio di quella inglese.

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