Gli occhiali smart Ray-Ban Meta hanno fatto molto parlare di sé nell’ultimo anno. Nati dalla collaborazione tra Meta e Ray-Ban, uniscono stile classico e funzioni intelligenti, attirando l’interesse di influencer, appassionati e curiosi della tecnologia. Li abbiamo visti ovunque, ma una domanda resta: come si comportano davvero dopo un anno di utilizzo quotidiano?
In questo articolo raccontiamo cosa è cambiato, cosa funziona e cosa no. Parliamo di Meta AI in italiano, della traduzione in tempo reale, del riconoscimento visivo e delle funzioni aggiunte via software. Ma non mancano anche i difetti: autonomia limitata, problemi di costruzione, e riflessioni su cosa ci riserva il futuro. Una panoramica completa, utile per chi già li usa o sta pensando di acquistarli.
Da quando Meta AI è arrivata in italiano, l’esperienza d’uso dei Ray-Ban Meta è cambiata sul serio. All’inizio l’assistente vocale funzionava solo in inglese, con qualche trucco. Ora invece è integrato in modo ufficiale, localizzato e pronto all’uso: si attiva con la voce e risponde a domande su meteo, curiosità, luoghi e molto altro.
La novità più interessante è che l’assistente mantiene il contesto della conversazione. Non serve ripetere ogni volta il comando di attivazione: si può continuare a fare domande sull’argomento in corso, proprio come in una vera chiacchierata. È un passo avanti importante per rendere tutto più naturale, soprattutto mentre si cammina o si è in movimento.
Un dettaglio tecnico lo rende evidente: il LED degli occhiali resta acceso qualche secondo in più. Significa che Meta AI è ancora in ascolto, pronta a rispondere senza interruzioni. Un piccolo segnale, ma che rende l’interazione molto più fluida. Dopo mesi di utilizzo, questa funzione si è rivelata tra le più utili in assoluto.
Con i Ray-Ban Meta, l’intelligenza artificiale non ascolta soltanto: adesso “vede” quello che vediamo anche noi. Basta uno sguardo a un oggetto, un menù o un edificio, e l’assistente vocale può dire cos’è, dove siamo o dare informazioni utili. È una funzione che colpisce subito, perché aggiunge un livello di interazione completamente nuovo.
Questa lettura visiva è sorprendentemente efficace nella vita di tutti i giorni. Si può chiedere che macchina è quella parcheggiata davanti, se ci sono piatti vegetariani in un menù, oppure farsi riconoscere un locale o una chiesa solo puntando lo sguardo. In molte situazioni, evita di dover prendere in mano lo smartphone.
Anche le traduzioni in tempo reale funzionano molto bene, specialmente in viaggio. Si può chiedere se un locale serve vino, o farsi consigliare cosa bere, e ottenere risposte tradotte all’istante. In più, molte lingue possono essere scaricate offline, quindi la funzione è disponibile anche senza connessione. Una comodità concreta, pronta all’uso.
Negli ultimi mesi, i Ray-Ban Meta hanno ricevuto aggiornamenti software che li hanno resi più completi e versatili. Una delle aggiunte più pratiche è la possibilità di inviare messaggi vocali tramite WhatsApp, Instagram e Messenger, il tutto direttamente dagli occhiali. È una funzione semplice, ma comodissima quando si è in giro.
Un’altra novità è l’integrazione con Shazam, utile per riconoscere la musica che ci circonda. In teoria basta un comando vocale per sapere quale canzone sta suonando in un locale o alla radio. In pratica, però, noi non siamo riusciti a farla funzionare.
Il cambiamento più concreto riguarda il volume: ora si regola in automatico in base al rumore ambientale. Se si è in mezzo al traffico o in un locale rumoroso, l’audio aumenta da solo. Se invece torna la calma, scende di nuovo. Anche rumori improvvisi, come un autobus che passa, vengono gestiti in tempo reale. Un’accortezza che migliora molto l’esperienza d’uso.
I difetti persistenti e il supporto clienti
Nonostante le tante funzioni smart, i Ray-Ban Meta non sono esenti da difetti. Il problema principale resta l’autonomia: con un uso intenso, la batteria non regge l’intera giornata. La custodia power bank aiuta, ma per chi usa questi occhiali anche come correttivi, toglierli spesso per ricaricarli non è l’ideale.
Ci sono anche dubbi sulla qualità costruttiva. La nostra unità presenta crepe interne sulle aste, visibili già dopo pochi mesi. In un anno, ho dovuto sostituire due volte il mio paio: prima per la crepa, poi per un sensore difettoso che non rilevava il contatto con il viso, rendendo impossibile la modalità standby.
Il lato positivo è che l’assistenza clienti si è dimostrata veloce ed efficiente. In entrambi i casi, gli occhiali sono stati sostituiti in meno di dieci giorni. Tuttavia, il fatto che lo stesso difetto si sia ripresentato solleva qualche perplessità. Per un prodotto premium, legato a un marchio noto come Ray-Ban, ci si aspetterebbe una maggiore solidità nel tempo.
Secondo diversi rumor, il futuro dei Ray-Ban Meta potrebbe includere un modello con display integrato. È un’evoluzione che affascina, ma anche una scommessa rischiosa. Tutti ricordiamo i Google Glass: innovativi ma pieni di limiti, soprattutto in termini di autonomia e prezzo. E oggi, quei problemi non sono del tutto superati.
Un paio di Ray-Ban Meta con display potrebbe costare anche tre volte di più rispetto agli attuali. Dai 300-400 euro attuali, si passerebbe a cifre attorno ai 1.000 euro. A quel punto non sarebbero più occhiali per tutti, ma un prodotto di nicchia, destinato a un pubblico tech molto specifico. Il rischio è di perdere quell’equilibrio tra stile e tecnologia che ha reso questi occhiali così interessanti.
Nel frattempo, Meta continua ad arricchire la gamma attuale con nuove forme e colori. Sul sito ufficiale Ray-Ban si trovano tantissime varianti, anche in edizione limitata. Questo approccio, più vicino al mondo della moda che a quello hi-tech, è probabilmente il modo migliore per mantenere vivo l’interesse del pubblico.
Oggi i Ray-Ban Meta sono molto diversi rispetto al lancio. Grazie agli aggiornamenti e all’arrivo di Meta AI, sono diventati un prodotto più completo, più utile, e con una vera identità. Una rarità nel mondo tech, dove spesso tutto cambia troppo in fretta e senza migliorare davvero.
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