Chi l’avrebbe mai detto che in questa prima metà dell’anno avremmo parlato di due importanti progetti tutti italiani (qui la guida ai migliori giochi PS5)? Da una parte Steel Seed, il videogioco d’avventura di Storm in a Teacup, e adesso Trident’s Tale, titolo piratesco realizzato da 3DClouds ed in uscita oggi, mentre state leggendo queste parole.
Gli sviluppatori milanesi di 3DClouds vantano un curriculum interessante, caratterizzato da titoli su licenza, come Transformers: Galactic Trials e PAW Patrol: Grand Prix, e prodotti originali, come Xenon Racer e King of Seas.
Trident’s Tale è però diverso, in un certo senso. Si tratta di un’avventura che include combattimenti navali, sezioni a terra, esplorazione, enigmi, combattimenti all’arma bianca, magie e altro ancora.
Tuttavia, a dispetto delle sue ambizioni avventurose, Trident’s Tale non è grande come Like A Dragon: Pirate Yakuza e non punta a ribaltare il mercato con budget da blockbuster: il prezzo di lancio di circa 25€ ne sottolinea la natura “indie” e la vocazione ad un pubblico giovane, più che altro.
Nulla di cui vergognarsi, anzi, l’opposto: titoli di questo calibro arricchiscono il panorama videoludico con proposte più contenute, ma non per questo meno curiose.
Il richiamo nostalgico alle avventure PlayStation 2 è forte, e nei tratti più vividi ricorda quel Pirates: The Legend of Black Cat che gli amanti del sottobosco videoludico sicuramente ricorderanno.
Sul fronte narrativo, nei panni di Ocean, un’improbabile eroina assetata d’avventura, ci ritroviamo presto in possesso di un frammento del leggendario “tridente della tempesta”, un manufatto pregno di misteriosi poteri arcani. Da qui prende il via un viaggio, volto a recuperare gli altri pezzi sparsi per un mondo popolato di isole inesplorate, scontri navali e antichi segreti custoditi nel cuore degli abissi.
Non è una storia clamorosa, né tantomeno una raccontata nel migliore dei modi, anche perché Trident’s Tale mostra i suoi limiti soprattutto durante gli intermezzi narrativi.
Le animazioni facciali risultano spesso rigide e disallineate al parlato, con movimenti labiali scollegati dal ritmo delle battute e transizioni poco fluide fra un’espressione e l’altra. Un peccato, perché questi momenti avrebbero potuto rafforzare l’empatia con i personaggi e immergere di più nel racconto, che di fatto ricorda quella di un cartone animato della domenica mattina.
Quanto al gameplay, però, il bilanciamento tiene: il sistema di combattimento combina attacchi leggeri e caricati, che rimpinguano una barra energetica, con l’uso strategico di abilità speciali. Tra queste, c’è una maledizione che crea delle braccia scheletriche sul terreno, con cui infligge danni ad area, o la mia preferita, una ballata che ubriaca i nemici e nel mentre vi cura. Non manca neppure la pistola, utile per stordire prima di scaricare una combo corpo a corpo.
Le fasi navali, infine, permettono di esplorare una mappa punteggiata di isole e ingaggiare battaglie di cannoni: possiamo direzionare i colpi e danneggiare le imbarcazioni avversarie, ma l’arrembaggio vero e proprio si riduce ad un semplice tasto per recuperare risorse dalla nave malconcia.
Una scelta che, pur comprensibile per un budget contenuto, amputa la parte più avvincente di ogni avventura piratesca, quella di abbordare la nave nemica, conquistare il ponte e fare bottino in mischia ravvicinata.
Oltre al combattimento e alle fasi navali, Trident’s Tale cerca di variare la minestra nei limiti delle sue possibilità: esplorazione, crafting e progressione si mescolano in un vero “calderone” di esperienza piratesca. Ogni isola nasconde reagenti preziosi da raccogliere per creare pozioni curative, munizioni speciali e nuove pistole, ma anche upgrade per la nave e la ciurma, che non sono altro che le abilità menzionate prima.
Ai momenti d’azione si alternano dungeon segreti, enigmi ambientali, trappole spinose e brevi sessioni platform, per un totale che supera le dieci ore di gioco, un lasso di tempo più che sufficiente per recuperare ogni frammento del leggendario tridente.
Eppure, dietro le ambizioni, emergono diverse ingenuità: il sistema di crafting non è bilanciato, risulta piuttosto stringente nell’accumulo specifico di risorse, mentre alcuni boss lasciano a desiderare in quanto a schemi comportamentali monocorde. E una caduta da un semplice dirupo può riportare al checkpoint più remoto, con risultati frustranti.
I piccoli inciampi alla struttura, insieme a intermezzi narrativi grezzi, mostrano il limite di un progetto ambizioso ma contenuto. Alla luce di tutto questo, Trident’s Tale si rivolge soprattutto a chi cerca un’avventura piratesca accessibile, consapevole dei suoi difetti ma anche capace di regalare un tuffo nelle acque di un mondo spensierato, il tutto al prezzo di 24,99€, che aiuta a calibrare le aspettative.
Cogliamo l’occasione per informare gli amanti dei pirati che quest’anno, oltre all’ottimo Like A Dragon: Pirate Yakuza, è uscito anche Captain Blood, un videogioco tra combattimenti all’arma bianca e battaglie navali che sarebbe dovuto essere pubblicato più di 10 anni fa, e che nel corso del 2025 verrà lanciato un aggiornamento per Skull & Bones, il piratesco di Ubisoft, che introdurrà le battaglie a terra.
La chiave per questo articolo è stata fornita da 3DClouds, che non ha avuto un’anteprima di questo contenuto e non ha fornito alcun tipo di compenso monetario. Potete leggere maggiori informazioni su come testiamo e recensiamo dispositivi e videogiochi su SmartWorld a questo link.
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